Una linea del tempo che mostra le date principali del periodo monarchico di Roma.
Link Diretto: http://timerime.com/en/timeline/2645298/La+Roma+monarchica/
L a R o m a M o n a r c h i c a
domenica 9 marzo 2014
Dal 573 a.C. ai Sabini
Mappa dei sette colli di Roma |
L'archeologia, invece, ci riporta molto più indietro nel tempo all'età del bronzo, a cui risalgono i reperti del primo insediamento ritrovato sul Colle Palatino ( nome che deriva dal greco''παλαιός-α-ον'', "antico" appunto), reperti consistenti in tombe e fondi di capanne.
Gli abitanti di tale sito si chiamavano Ramnes, "fiumaioli" dal nome etrusco ''rumon'' che significa fiume,con chiaro riferimento al fiume Tevere. Infatti, alle foci del fiume, si trovavano le saline, di fondamentale importanza per la sopravvivenza umana in quell'epoca in cui i cibi erano conservati con il sale e il Tevere rappresentava la via di comunicazione tra gli Appennini, su cui vivevano i Sabini, e le foci del fiume. Col passar del tempo il sale divenne mezzo di scambio ed anche la paga dei soldati romani. appunto il "salario".
I primi abitanti del Palatino, come quelli degli altri colli vicini, erano dediti alla pastorizia, attività che i buoni pascoli della zona favorivano. Si crearono, così, i primi "vici", villaggi con il ramificarsi dei nuclei familiari primitivi. Più famiglie, richiamantesi ad un capostipite comune, formavano la "gens".
Le prime tre gentes romane furono quelle dei Ramnes, fiumaioli, dei Tities, di origine sabina come attesta il nome, e dei Luceres, probabilmente "boscaioli" da "lucus" bosco e quindi provenienti dai boschi circostanti.
La tradizione (il mito di Enea) ci presenta Roma come colonia di Alba Longa, quindi il primo insediamento sul Palatino fu abitato da gruppi provenienti dai Colli Albani e che gradualmente si amalgamarono con gli abitanti dei villaggi vicini situati sul Celio e sull'Esquilino, come attesta un antico rito religioso, il "Septimontium", di carattere federativo.
La leggenda di Romolo e Remo
Faustolo trova la lupa con i gemelli - Rubens |
Romolo e Remo sono, nella mitologia romana, due gemelli nati dall' unione di Rea Silvia e Marte, il Dio della guerra. Secondo la leggenda sarà proprio uno dei due fratelli, Romolo, a fondare la città di Roma nel l'VIII sec.a.C. e precisamente il 21 Aprile 753, il cosiddetto "natale di Roma".
Un'altra leggenda si ricollega con la fondazione di Roma, quella di Enea, risalente a cinque secoli prima, al XII sec.a.C. ,epoca in cui sarebbe avvenuta la guerra di Troia.
Enea fugge da Troia in fiamme, poichè era appena stata conquistata dai Greci, con il padre Anchise e il figlio Ascanio, perdendo la moglie Creusa durante la fuga. Con i suoi uomini attraversa numerose peripezie; sbarca a Delo, a Creta, sulle coste africane, a Cartagine, a Cuma e infine alla foce del Tevere. Qui viene accolto dal re Latino e dalla moglie Amata. Il re gli offre in sposa sua figlia Lavinia, che era già stata promessa al re dei Rutuli, Turno.
Un'altra leggenda si ricollega con la fondazione di Roma, quella di Enea, risalente a cinque secoli prima, al XII sec.a.C. ,epoca in cui sarebbe avvenuta la guerra di Troia.
Enea fugge da Troia in fiamme, poichè era appena stata conquistata dai Greci, con il padre Anchise e il figlio Ascanio, perdendo la moglie Creusa durante la fuga. Con i suoi uomini attraversa numerose peripezie; sbarca a Delo, a Creta, sulle coste africane, a Cartagine, a Cuma e infine alla foce del Tevere. Qui viene accolto dal re Latino e dalla moglie Amata. Il re gli offre in sposa sua figlia Lavinia, che era già stata promessa al re dei Rutuli, Turno.
Così avvenne uno scontro tra i Troiani e i Rutuli con la vittoria dei Troiani. Il figlio di Enea, Ascanio, fondò la città di Alba Longa. Ascanio veniva anche soprannominato Iulo da cui deriva il nome della famiglia Giulia (famiglia di Giulio Cesare).
Dopo 400 anni dalla fondazione di Alba Longa, nei quali si successero numerosi re, salì al trono Numitore, che in seguito venne depotestato dal fratello Amulio. Questi, divenuto re, uccise tutti i figli maschi di Numitore e constrinse l'unica figlia femmina del fratello, Rea Silvia, a diventare Vestale. In questo modo, grazie al voto di castità proprio delle Vestali, la nipote non avrebbe potuto procreare figli che avrebbero potuto spodestare Amulio.
Tuttavia, il Dio Marte si invaghì della fanciulla, rendendola in seguito madre dei due gemelli Romolo e Remo. Rea Silvia fu condannata a morte come prevedeva la legge per le Vestali che non rispettavano il voto di castità. Il re Amulio ordinò ad uno schiavo di portarli sulla parte più alta del fiume Tevere e affidarli alla corrente. La cesta nella quale erano stati adagiati i gemelli si fermò sulla riva, presso una pozza sotto al "ficus ruminalis, dove una lupa, scesa dai monti al fiume, cominciò ad allattarli. In seguito furono trovati dal pastore Faustolo, il quale, insieme alla moglie Acca Larenzia decise di crescerli come figli suoi. I bambini crebbero nella capanna dei due pastori situata sulla sommità del Palatino.
Si racconta che i due fratelli furono assaliti da alcuni banditi,così Remo fu catturato e portato dal re Amulio.
Nel frattempo Faustolo aveva raccontato a Romolo delle loro reali origini.
Romolo radunò un gruppo di compagni e si diresse da Amulio; una volta liberato Remo i due gemelli uccisero insieme Amulio e Numitore tornò ad essere il re di Alba Longa.
Romolo e Remo lasciarono la città e si recarono alla riva del Tevere per fondarne una nuova.
Toccava agli dei indicare chi avrebbe dovuto regnare dopo la fondazione, attraverso gli auspici:
Remo per primo avvistò sei avvoltoi sull' Aventino mentre Romolo ne avvistò dodici sul Palatino.
Non sapendo quale presagio avesse più valore (se il primo in ordine di tempo o il primo per quantità di uccelli) scoppiò una rissa tra i due gemelli nella quale Remo morì colpito da un sasso.
In un' altra versione, Romolo tracciò un confine con l' aratro (questo veniva chiamato pomerium che deriva da post-murum ovvero dopo il muro).
Questo confine era considerato sacro e pertanto non poteva essere attraversato con le armi.
Remo, per sfidare il fratello, lo oltrepassò armato e a questa provocazione Romolo rispose uccidendolo con la sua spada. Così secondo la leggenda Romolo fondò Roma il 21 aprile del 753 a.C sul colle Palatino.
venerdì 7 marzo 2014
Tarquinio Prisco
Tarquinio Prisco fonda il tempio di Giove |
Tarquinio poi combatté i Latini e gli Etruschi delle città di Chiusi Arezzo, Volterra, Roselle e Velutonia corsi in aiuto dei Latini; sconfitti anche gli Etruschi, terminò la guerra contro le altre città latine e sembra che abbia distrutto anche molte città degli Equi.
Attuò una riforma che riguardò la classe dei cavalieri, aumentandone il numero degli appartenenti e ampliando il numero delle centurie (che prima erano tre) con l'aggiunta di altre a cui diede il nome di "posterios" o "sex suffragia", portando così il totale dei cavalieri a 600.
Tarquinio riformò anche il numero dei membri dell'assemblea centuriata con 1.800 componenti e aumentò il numero di senatori, che attinse dalle genti latine, infrangendo così il monopolio tenuto fino ad allora dai soli abitanti notabili di Roma.
Grazie alle fortunate guerre intraprese contro le vicine popolazioni, riuscì a rimpinguare le casse statali con i ricchi bottini depredati alle città sconfitte. E sembra che decise di dotare la città di Roma di nuove mura.
Istituì i primi"ludi" pubblici, i "Ludi Magni", che si svolsero nell'area che poi diventerà il Circo Massimo e destinandolo come sede permanente delle corse dei cavalli, prima di allora gli spettatori assistevano alle gare, che qui si svolgevano, seduti da postazioni di fortuna.
In seguito a forti alluvioni, che interessarono specialmente le zone dove sarebbe sorto il futuro Foro Romano, fece poi iniziare la costruzione della Cloaca Massima, che comportò la bonifica del Velabro ed il livellamento del Foro.
A lui si deve poi l'inizio dei lavori per la costruzione del tempio di Giove Capitolino sul colle del Campidoglio.
A lui si deve poi l'inizio dei lavori per la costruzione del tempio di Giove Capitolino sul colle del Campidoglio.
giovedì 6 marzo 2014
Tarquinio il Superbo
Tarquinio il Superbo fu il VII ed ultimo re di Roma, appartenente alla dinastia etrusca dei Tarquini, il quale regnò dal 535 a.C. al 509 a.C, anno in cui fu cacciato dalla città.
Tarquinio assunse il comando con la forza, senza che la sua elezione fosse approvata dal popolo e dal Senato e costrinse la plebe a lavori forzati per portare a termine la costruzione del tempio di Giove Capitolino iniziata da Tarquinio Prisco. Egli, infatti, trasferì sul Campidoglio il culto di Giove, che in precedenza si teneva sui Colli Albani, per simboleggiare che il primato sul territorio circostante, prima detenuto da Alba Longa, ora spettava a Roma.
La legittimazione di questo primato avviene attraverso il collegamento del mito di Enea (risalente al 1250 a.C.) da cui sarebbe nato Ascanio, fondatore di Alba Longa, con quello di Romolo, discendente di Ascanio, fondatore di Roma nel 753 a.C.
Tarquinio assunse il comando con la forza, senza che la sua elezione fosse approvata dal popolo e dal Senato e costrinse la plebe a lavori forzati per portare a termine la costruzione del tempio di Giove Capitolino iniziata da Tarquinio Prisco. Egli, infatti, trasferì sul Campidoglio il culto di Giove, che in precedenza si teneva sui Colli Albani, per simboleggiare che il primato sul territorio circostante, prima detenuto da Alba Longa, ora spettava a Roma.
La legittimazione di questo primato avviene attraverso il collegamento del mito di Enea (risalente al 1250 a.C.) da cui sarebbe nato Ascanio, fondatore di Alba Longa, con quello di Romolo, discendente di Ascanio, fondatore di Roma nel 753 a.C.
Il tempio di Giove Capitolino |
Tarquinio fu un abile comandante e conquistatore, infatti attaccò battaglia con i popoli confinanti per creare una via commerciale verso il sud e la Campania, indispensabile per gli scambi tra Etruria e Magna Grecia, ma strinse anche dei patti di alleanza con gli Equi, i Volsi e gli Ernici.
Egli sottrasse, inoltre, potere al Senato che era costituito soprattutto da aristocratici, accentrandolo nelle sue mani. Questo determinò una congiura ai suoi danni da parte delle famiglie aristocratiche, che non accettavano l'importanza che i re Etruschi avevano attribuito ai nuovi ceti in formazione: plebei, immigrati, clienti emancipati e non riuscivano più a sostenere il ritmo di espansione territoriale e di sviluppo urbano che il re aveva imposto alla città, suscitando malumore in ogni strato sociale. Il complotto fu organizzato mentre Tarquinio era ad Ardea per conquistarla.
Il mito della violenza subita da Lucrezia racchiude la vicenda del complotto: la moglie di Collatino, subisce una violenza dal figlio del re, Tarquinio Sestio, provocando la ribellione dei Romani e il re è costretto all'esilio. Egli in seguito tentò di ritornare a Roma, ma trovò le porte della città sbarrate, si rifugiò allora presso gli Etruschi nella speranza di riconquistare il regno con l' aiuto del comandante etrusco Porsenna; ma non ci riuscì e morì a Cuma nel 495 a.C.
Egli sottrasse, inoltre, potere al Senato che era costituito soprattutto da aristocratici, accentrandolo nelle sue mani. Questo determinò una congiura ai suoi danni da parte delle famiglie aristocratiche, che non accettavano l'importanza che i re Etruschi avevano attribuito ai nuovi ceti in formazione: plebei, immigrati, clienti emancipati e non riuscivano più a sostenere il ritmo di espansione territoriale e di sviluppo urbano che il re aveva imposto alla città, suscitando malumore in ogni strato sociale. Il complotto fu organizzato mentre Tarquinio era ad Ardea per conquistarla.
Il mito della violenza subita da Lucrezia racchiude la vicenda del complotto: la moglie di Collatino, subisce una violenza dal figlio del re, Tarquinio Sestio, provocando la ribellione dei Romani e il re è costretto all'esilio. Egli in seguito tentò di ritornare a Roma, ma trovò le porte della città sbarrate, si rifugiò allora presso gli Etruschi nella speranza di riconquistare il regno con l' aiuto del comandante etrusco Porsenna; ma non ci riuscì e morì a Cuma nel 495 a.C.
mercoledì 5 marzo 2014
Numa Pompilio
Incoronazione di Numa Pompilio |
Una volta salito al potere Numa Pompilio mise in atto molte riforme religiose e politiche, trasferendo i culti religiosi, che prima venivano celebrati privatamente, in templi pubblici: fece costruire nel foro il Tempio di Giano, le cui porte potevano essere chiuse solo in tempo di pace ed infatti rimasero chiuse per tutti gli anni del suo governo, durante i quali non ci furono guerre.
Numa Pompilio riformò il calendario che passò da dieci a dodici mesi, di 355 giorni, con l'aggiunta di Gennaio e Febbraio, ma, dato che l'anno così suddiviso non coincideva con il ciclo lunare, venne aggiunto come ultimo mese il Mercedonio. Istituì molte feste religiose e i primi collegi sacerdotali, insegnò ai Romani i sacrifici, le cerimonie religiose e il culto degli Dei. Migliorò anche le condizioni di vita degli schiavi, permettendo loro di partecipare ai Saturnalia, feste in onore di Satuno.
Morì ottantenne quando suo nipote, Anco Marzio (Marcio), futuro re di Roma, aveva solo cinque anni.
martedì 4 marzo 2014
Porsenna
Muzio Scevola davanti a Porsenna - Rubens |
In quel periodo Roma si trovava in una fase di transizione verso la repubblica: Tarquinio il Superbo era stato cacciato dalla popolazione poichè aveva sottratto potere agli aristocratici ed aveva impresso a Roma un ritmo di espansione territoriale e di sviluppo urbano che i Romani non riuscivano più a sostenere, suscitando così malumore in tutta la popolazione (motivo per il quale fu organizzato un complotto contro di lui e fu cacciato dalla città). Esiliato, chiese appoggio a Porsenna, interessato alla posizione strategica di Roma per i commerci con le città etrusche della Campania, il quale non esitò a muovere guerra contro Roma. Porsenna assediò Roma, ma, pieno di ammirazione per gli atti di valore di Orazio Coclite, di Muzio Scevola e di Clelia, desistette dal conquistarla, ritornando a Chiusi. La leggenda è stata probabilmente creata dagli storici romani dell'età imperiale, Tito Livio e Tacito, per nascondere la disfatta romana contro gli etruschi di Porsenna; infatti secondo un'altra versione, egli occupò Roma e la dominò a lungo. Secondo molti storici, il lucumone etrusco, pur non infierendo, costrinse la città a scendere a patti e non riconsegnò il trono a Tarquinio. Da Plutarco veniamo a sapere che a Porsenna fu eretta una statua di rame in prossimità del senato e che la città dovette pagare decime per molti anni.
Nonostante la tradizione ci presenti Porsenna come re di Chiusi, ci sono, però, elementi che portano a ritenere che quest'ultimo probabilmente agì anche per conto di altre città etrusche alleate o sottomesse: ciò del resto renderebbe più facilmente conto del perché Tarquinio il Superbo, dopo il vano tentativo di riconquista del trono della città capitolina con l'aiuto di Veio e Tarquinia, si sia rivolto a Porsenna e quest’ultimo sia invece riuscito a sconfiggere e a dominare Roma per lungo tempo.Plinio il Vecchio, nel descriverci il leggendario mausoleo del sovrano, chiama Porsenna non re di Chiusi ma “Re d’Etruria] ed, infine, nel riportare una storia etrusca secondo la quale un fulmine fu evocato da Porsenna per distruggere il mostro Olta che minacciava la città di Volsinii, indica Porsenna come re di Volsinii.
Anche l’epigrafia sembrerebbe suggerire un rapporto tra Porsenna e Volsinii. È stato infatti evidenziato da Giovanni Colonna che il nomen del re, ricostruibile come Pursenas o Purzenas, è un nome finora non attestato e che solo a Volsinii riscontriamo in età arcaica il nome proprio di persona Purze dal quale esso è derivato, con l’intervento del suffisso aggettivale –na, normale formatore di patronimici.
Tuttavia, Dionigi di Alicarnasso e Floro, indicano Porsenna (Lucumone della città di Chiusi) come re di tutta l'Etruria; non è quindi da escludersi che in tale veste Plinio il Vecchio lo abbia definito "re di Volsinii" (alleata o sottomessa a Chiusi) essendo quest'ultima una delle città dell'Etruria, di cui Porsenna era re, posta a breve distanza dalla potente Chiusi che in quel periodo fece tremare Roma, probabilmente conquistandola, come riferisce Tito Livio: Non unquam alias ante tantus terror senatum invasit, adeo valida res tum Clusina erat magnumque Porsennae nomen. Floro e Plutarco aggiungono che ciò avvenne con un grande esercito.
Tuttavia, Dionigi di Alicarnasso e Floro, indicano Porsenna (Lucumone della città di Chiusi) come re di tutta l'Etruria; non è quindi da escludersi che in tale veste Plinio il Vecchio lo abbia definito "re di Volsinii" (alleata o sottomessa a Chiusi) essendo quest'ultima una delle città dell'Etruria, di cui Porsenna era re, posta a breve distanza dalla potente Chiusi che in quel periodo fece tremare Roma, probabilmente conquistandola, come riferisce Tito Livio: Non unquam alias ante tantus terror senatum invasit, adeo valida res tum Clusina erat magnumque Porsennae nomen. Floro e Plutarco aggiungono che ciò avvenne con un grande esercito.
martedì 25 febbraio 2014
I Sabini
Il passaggio da villaggio a città si può ricondurre all'insediamento sul fiume nell'VIII sec. a.C. di gruppi di Sabini sul Quirinale (nome di origine sabina: da Cures città sabina e da un altare a Quirino, il dio unitario delle Curie, città sabine).
I Sabini, che erano insediati sugli Appennini, avevano interesse ad assicurarsi libero il passaggio lungo il fiume per il rifornimento di sale alle foci del Tevere.
Tra Sabini e Ramnes, insediati sul Palatino, fu inevitabile lo scontro per il controllo del Tevere, scontro rappresentato dalla leggenda de "Il ratto delle Sabine", con la vittoria dei Sabini, che unificarono i "vici" dei colli vicini, dando origine alla vera città di Roma (GEMINATA URBS, città raddoppiata dalla fusione dei Sabini con gli altri gruppi del Septimontium).
La primitiva città era retta da un re affiancato da un senato, formato dagli esponenti delle famiglie più importanti: i "patres familias". In una prima fase si ebbe l'alternanza tra un re romano ed un re sabino: la leggenda del ratto delle sabine si conclude con l'intermediazione delle donne sabine, che trovandosi nella scomoda condizione di mogli dei nemici dei loro padri e fratelli, ottennero, come condizione della pace tra i due popoli, che un anno governasse un re romano e l'anno successivo un re sabino. Infatti accanto alla figura leggendaria di Romolo la tradizione pone il re Tito Tazio, sabino appunto.
Tito Tazio, Numa Pompilio, Tullo (o Tulio) Ostilio e Anco Marzio furono re storici e di origine sabina come attesta il doppio nome, tipico dell'onomastica sabina.
La preminenza dei Sabini sui Ramnes nella prima età regia è confermata anche dalla guerra condotta da Tullo Ostilio contro Alba Longa, guerra che i Ramnes, da essa provenienti, non avrebbero potuto muovere contro la propria città d'origine.
lunedì 17 febbraio 2014
Anco Marzio
Illustrazione di Anco Marzio |
Anco Marzio, detto anche Marcio, è stato il quarto re di Roma e l'ultimo di origine sabina, appartenente all'antica gens Marcia, regnò per 24 anni,dal 640 al 616a.C.
Come Numa, del quale è detto nipote, sarebbe stato amante della pace e restauratore della religione (Ancus sacrificus: Ovidio, Fasti, VI, 803); ma costretto a guerreggiare per la difesa dello stato, si dimostrò molto valoroso . Gli si attribuisce la conquista di molte città latine intorno a Roma come Politorio, Tellene, Ficana, Medullia, ecc.
Una moneta di epoca repubblicana con l'effige di Anco Marzio. |
Nel 640 a.C. Anco Marzio succede al bellicoso Tullo Ostilio, diventando il nuovo re di Roma, favorito all'ascesa al trono dal legame di parentela con Numa Pompilio. Pur essendo il nipote di Numa Pompilio, grande amante della pace e della religione, fece la guerra per difendere i suoi territori. Dopo il regno di Tullo Ostilio, che aveva cancellato ogni relazione tra il potere monarchico, la religione e la nascente sacralità romana, il nuovo monarca restaura questo rapporto.
All'imperatore si devono molte conquiste militari: riprende l'espansione verso sud a danno dei Latini delle città di Ficana e Politorium, guerra già avviata dal suo predecessore, deportando sull'Aventino e nella valle Murcia e riducendo in schiavitù un certo numero di loro abitanti, creando così il primo nucleo della plebe romana ("plebs" da "pleo" riempire in riferimento a deportati da altre città).
Aggiunse così alla città di Roma, oltre all'Aventino anche il Gianicolo e probabilmente anche il Celio. Con l' espansione alla foce del Tevere fondò la colonia di Ostia ,la prima colonia romana.
A lui si deve la costruzione del ponte Sublicio, il primo ponte di legno che collegava le due sponde del Tevere facilitandone così il passaggio. La costruzione di questo ponte dimostrava l'importanza che il re attribuiva al commercio, infatti la città di Roma collegava l'Etruria con la Magna Grecia (Μεγάλη Ἑλλάς), che comprendeva tutti i territori dell' Italia meridionale peninsulare.
Come Numa Pompilio, Anco Marzio morì di morte naturale dopo venticinque anni di regno (nel 616 a.C.). Gli succedette l'etrusco Tarquinio Prisco.
Il ponte Sublicio oggi |
Tullo Ostilio, perchè è chiamato in tal modo?
Tullo Ostilio (lat. Tullus Hostilius) regnò dal 673 al 641 a.C.. Appartenente alla Gens Hostilia, fu il successore di Numa Pompilio. Le notizie su questo re mettono in evidenza molte analogie con Romolo: entrambi furono eletti fra pastori, condussero una guerra contro Fidene e Veio, aumentarono il numero dei cittadini, organizzarono l'esercito e scomparvero in una tempesta. Durante il suo regno fu costruita la Curia Hostilia, che prima divenne il luogo deputato alle riunioni dei senatori, poi sede dei Comizi.
L'evento più importante del suo regno fu la guerra contro Alba Longa, che gli valse il titolo di Ostilio: la città di Roma, crocevia dei traffici commerciali tra l'Etruria a Nord e la greca Campania a sud, era ormai divenuta rivale della più antica Alba Longa, fino ad allora riconosciuta come centro preminente del Lazio, pertanto lo scontro fu inevitabile come attesta la leggenda degli Orazi e Curiazi, che vide la vittoria dei romani Orazi e quindi, storicamente, il trasferimento della preminenza sul Lazio da Alba Longa a Roma.
Sulla morte di Tullo Ostilio, la leggenda narra che in seguito ad una terribile peste che si abbatté su Roma, anche il re ne venne colpito: egli scongiurò Giove pregandolo di intervenire in suo favore, ma la risposta che ne ebbe fu un fulmine che, cadendo dal cielo, bruciò il re incenerendo la sua dimora, il fatto venne interpretato come una punizione per il suo orgoglio. La morte del re venne interpretata dai Romani come un monito a scegliere, con più oculatezza, un nuovo re che seguisse i dettami di pace di Numa Pompilio.
Altre leggende invece dicono che ad uccidere Tullio Ostilio fosse stato Anco Marcio per impossessarsi del potere.
L'evento più importante del suo regno fu la guerra contro Alba Longa, che gli valse il titolo di Ostilio: la città di Roma, crocevia dei traffici commerciali tra l'Etruria a Nord e la greca Campania a sud, era ormai divenuta rivale della più antica Alba Longa, fino ad allora riconosciuta come centro preminente del Lazio, pertanto lo scontro fu inevitabile come attesta la leggenda degli Orazi e Curiazi, che vide la vittoria dei romani Orazi e quindi, storicamente, il trasferimento della preminenza sul Lazio da Alba Longa a Roma.
Il giuramento degli Orazi - Jacques-Luis David |
Altre leggende invece dicono che ad uccidere Tullio Ostilio fosse stato Anco Marcio per impossessarsi del potere.
domenica 2 febbraio 2014
Tappe evolutive di Roma grazie agli Etruschi
L'apporto degli Etruschi all'evoluzione politica, economica e culturale di Roma è estremamente rilevante, infatti, grazie ad esso:
➚ Roma diviene un importante centro commerciale nel Lazio;
➚ Roma diviene un importante centro commerciale nel Lazio;
➚ E' attuata una riforma militare, l'ordinamento centuriato, basato sul censo;
➚ Viene data per la prima volta rilevanza alla plebe, costituita da cittadini di origine non romana, al fine di sminuire il potere delle "gentes", originarie ed aristocratiche;
➚ E' stipulato un trattato con Cartagine sulla falsa riga di quelli già esistiti tra gli Etruschi e la potente città punica;
➚ E' introdotta la prima moneta;
➚ Compare, per la prima volta, la scrittura a Roma (vaso di Dueno), una forma di scrittura greca mediata dall'etrusco.
➚ Compare, per la prima volta, la scrittura a Roma (vaso di Dueno), una forma di scrittura greca mediata dall'etrusco.
giovedì 7 novembre 2013
La storia di Servio Tullio
Illustrazione di Servio Tullio |
Secondo la leggenda, i due figli di Anco Marcio, desiderosi di salire al trono, ordirono una congiura contro Tarquinio Prisco. Nell'anno 579 a.C., due pastori, inviati dai fratelli, lo assassinarono. Tanaquilla, l'astuta moglie di Tarquinio, non rese nota la morte del re: dopo averne nascosto il corpo, disse che l' improvvisa scomparsa era dovuta a una malattia e incaricò Servio Tullio, suo genero, di sostituirlo fino alla guarigione. Poichè, quando fu annunciata la morte di Tarquinio, Tullio si era già conquistato la fiducia del popolo romano, nessuno si oppose alla proroga della sua carica ad interim a vitalizia.
A Roma, le innovazioni portate da Servio Tullio furono molteplici. Ampliò i confini, aggiungendo alla città il colle Quirinale, Viminale e Esquilino; successivamente, prolungò l'antica cinta muraria di Tarquinio Prisco: le nuove mura, che vennero chiamate serviane, si estendevano per 7 km. Nel 540 a.C., costruì, sul colle Aventino, il tempio di Diana, un simbolo di unione dei i popoli latini con Roma. Furono costrituiti da lui anche altri templi, quali il tempio di Mater Matuta e della dea Fortuna, nel foro Boario. Tenendo in considerazione non più l'origine ma il luogo di residenza dei cittadini, suddivise il popolo romano in quattro nuove tribù: Suburana, Palatina, Esquilina e Collina (se ne aggiungevano altre ventidue nel territorio circostante, chiamate regiones o pagi). La sua riforma più importante fu probabilmente il censo, volto a stabilire quali cittadini dovessero prestare servizio militare nell'esercito. Il censo determinò, in base alla ricchezza di ciascun cittadino romano, cinque classi sociali, a cui si aggiungeva quella dei proletari, coloro che non possedevano nulla altro che la prole.
Parte delle mura serviane |
Iscriviti a:
Post (Atom)